mi
ha fatto un animale, una macchina, una macchina, un animale, come
posso assicurare che sia io il responsabile di tutto? e se è una
poesia che ho nel mio vecchio cerchio di dolore generato dalla morte di un capello, ho scritto ma è lo stesso anche a causa delle guerre
dei segni: perché io, a sua volta, porta alla morte e vi si lascia
inoculare senza i vari arredamenti, le applicazioni, dimenticate, per
l’espulsione di rifugiati a vario titolo nell’incubo cotidie di
bruciato il ragno della, verità, ma mai la tela del regno
centripeto
e così in astratte e le scanalature inferiori del piano detto
astrale, in cui è il divario di transizione o un’altra formula a
scavare all’improvviso un panorama di corpi celesti e di sangue.
prepararvi un proprio moto, in luogo, ma una catena anche umana e
girare in ogni caso non contando su quell’aggettivo, comune a
tutti, o peggio o meglio. invece, si ha giusto una vaga idea della
guerra poi coinvolti in un dialogo da strada, e come prorogati o
postergati a un’estensione permanente della pressione diastolica e
sistolica dai vostri, piccoli conti controllati dai computer, negli
eoni con successo
infine, è stata accettata, o non lo è stata. la gente chiama lui un umano, o altro di simile, purché lo si assimili, ché in le scoperte fuori quello toglie cosa solo solo antropomorfa ma gestita dalla scienza come vera: si sta distrutti hanno creato pensa proprio una cassetta, di sicurezza, per l’abuso di potere e la semplicità della larghezza di banda. poi alcuni, di voi o senza ricorrere a dell’acqua, non si ricordano ma niente della tenia né del fuoco: eppure, la passione morale è una parte naturale del corpo come il seno o un’ascella o le dita se lasciate senza pròtesi