Privacy & Cookies: This site uses cookies. By continuing to use this website, you agree to their use.
To find out more, including how to control cookies, see here: Privacy policy

domenica 28 agosto 2011

Grandi Casse /1992

Grandi Casse (18)

[1992, Olio su carta, 27,5 x 27,5 cm]

sabato 27 agosto 2011

Man Blowing a Bubble / Mitch Ansara




venerdì 26 agosto 2011

giovedì 25 agosto 2011

(n.?)

il tipo citato

prima, la mano

celibe, credibile,

bene gli iniziati la polpa

tutti

questi aloni sul vetro.

Quattro categorie più una: “loose writing”


Marco Giovenale
Come esistono spostamenti del continente “testo narrativo”, quando accade che blocchi interi di romanzi, o famiglie di autori, che nel tempo e con lo smarginarsi o vicendevole divorarsi delle teorie fanno massa coesa o si disintegrano e – in una ideale deriva dei continenti alfabetici – assumono una diversa configurazione in quello che pensiamo essere un buon rilievo cartografico delle scritture, così si può dire che le teorie stesse, scogliere intere di definizioni, rupi di criticism, possono compattarsi, franare, emergere, collidere (non nella realtà-realtà, fortuna vuole; sì nella più concreta realtà dei segni che ci costruiamo, a proposito della realtà-realtà).
A questo proposito – con io meno critico che autoriale – vorrei suggerire (o dire che vedo, vedrei, penso di vedere) proprio un conflittuale compattamento.
In questi tempi vedo, osservo – e suggerisco – il darsi di una imperfetta ma forse non infelice unione tra categorie o schegge di generi che, considerate poi singolarmente, possono anche non aver ricevuto di fatto una organizzazione e definizione condivisa, ed essere al limite in movimento, addirittura “all’avanguardia”, o perfino di là da venire, in sostanza inespresse. E tuttavia, ancora non espresse e allineate dai critici in elenco, unirsi. Si uniscono. O possono esser passibili di presentazione di gruppo.
Allora ne assommo / accorpo / unisco – o vedo unite – cinque, ora:

– new sentence (Silliman)
– prosa in prosa (Gleize)
– googlism, flarf (Mohammad)
– scrittura concettuale (Goldsmith)
 loose writing

martedì 23 agosto 2011

steve roggenbuck / new panic... 2011


sabato 20 agosto 2011

Der Kopf /1992


[1992, olio su carta, 27 x 28 cm]

venerdì 19 agosto 2011

degenza quotidiana

*

è più facile morire per bocca altrui ora che nelle cose, nel loro esserci, non c'è traccia di ferocia. ma ciascuna cosa esprime giusto il suo volume, la sua onesta cubatura. non spaventa neppure il bottone di sangue che appunta l'insetto, sul braccio. i lobi viola dei morti, il sangue in panne, imbottigliato, una volta per tutte. niente.
c'è molta pace nel termometro rotto a metà strada, nel mercurio sparpagliato.

il corpo è un vicolo cieco. nessuna febbre negli oggetti ma un'anticamera, un prologo, lo spazio di una tregua. un grigio quasi cubico.

*

gli occhi sono due pastiglie al fuoco lento
del monitor. la lingua è un pipistrello
nel chiuso di uno scontro - la suit à six minutes -

*

(gli eventi riferiscono una morte appiedata, rimasta indietro, col fiato corto. la morte sotto mentite spoglie. senza possibilità di risalire al cadavere, all'oggetto raggiunto e colpito. revenement. l'evento è una citazione, un virgolettato della morte. esserci è un difetto di pronuncia, il discorso è un difetto di postura. questo sonno da divano, esclamativo, funziona da bustino ortopedico)

giovedì 18 agosto 2011

malattia (2009)


mercoledì 17 agosto 2011

come, cosa



(pensa a che cosa rimarrà,
a quel nulla,
e a tutto che si perde)
(e mentre,
che stai perdendo,
pensa come trattieni,
e cosa)


[Giuliano Mesa, da "Quattro quaderni", Zona, 2000]


martedì 16 agosto 2011

La Ratta, indice / Günter Grass


Il primo capitolo

in cui viene esaudito un desiderio, sull’Arca di Noè non c’è spazio per i ratti, dell’uomo non avanza che spazzatura, una nave cambia nome ripetutamente, i sauri si estinguono, entra in scena una vecchia conoscenza, una cartolina invita a partire per la Polonia, c’è chi si allena alla stazione eretta e possenti ticchettano ferri da calza.

Il secondo capitolo

in cui si dà un nome ai maestri falsari e i ratti diventano di moda, la fine viene contestata, Hänsel e Gretel scappano via, il Terzo Programma trasmette notizie su Hamelin, qualcuno non sa se deve mettersi in viaggio, la nave getta l’ancora nel luogo della disgrazia, dopo ci sono le polpette, blocchi umani bruciano e popolazioni rattesche ingorgano il traffico per ogni dove.

Il terzo capitolo

in cui si compiono miracoli, Hänsel e Gretel vogliono urbanizzarsi, il nostro signor Matzerath dubita della Ragione, cinque amache sono occupate, il Terzo programma deve tacere, a Stege ci sono i saldi e in Polonia la penuria, un’attrice del cinema viene canonizzata e i tacchini fanno storia.

Il quarto capitolo

in cui si dice addio, un contratto è maturo per la firma, Hänsel e Gretel arrivano, si rinvengono cacche di ratto, regna un’atmosfera domenicale, è l’Epilogo, alcune monete d’oro sono in soprannumero, Malskat deve andar soldato, riesce difficile staccarsi dalle donne e la nave getta l’ancora davanti a rocce cretacee.

lunedì 15 agosto 2011

elenco di elenchi, anteprima epigrafica, recognitiones per eexiit

parte di annotazione

     
a cinque anni dalla nascita di gammm e di molte altre zone web credo significative (compostxt.blogspot.com, per esempio), si continua a non verificare in italia quello che in qualsiasi paese altrimenti corrotto/sano si verifica da tempo con assoluta serenità e scompostezza.

la dissincronia, chiamiamola così, del paese .it reale rispetto al paese .xx reale raramente è percettibile quanto oggi. ogni specchietto retrovisore, ogni finto led che simula un vero led, ogni codice o cornice sorgente della più piatta pagina ce lo strilla: siamo in un contesto di distorsioni e sovrascritture, di linguaggi e di cose, che non ha niente a che vedere con la letteratura che sporge dalle radici strabicamente sartriane degli scaffali generalisti.

roba in mostra (in morte) letteralmente illeggibile. (questo fatto, o lutto, nel suo insieme, la compra, quindi).
    

domenica 14 agosto 2011

d.b. per eexxiitt - holy days - #01

non essere interessati a nessuno barra non essere interessati. vacanze. la macchina accosta perché uno dei passeggeri non si sente bene. questo succede precisamente quando il giocatore nero perde e vince soltanto in due mosse.
è disponibile un aggiornamento per questo gioco cartaceo: si chiama vittimismo, non pesa, agile e maneggevole, non mangia, non sporca, disponibile in confezione da viaggio. non crea assuefazione. necessita di vita. non interessa.
seleziona il tuo paese: italia. paese non trovato. non essere interessati a nessuno barra non essere interessati, barrano tutti e due, finiscono sull'epicondilite causata da un diritto con presa western e finale del colpo alto, sopra la testa, mentre il rovescio bimane non esce come dovrebbe, quindi teso, angolato, sulla riga possibilmente, ma alto, non prende nessun angolo. palline che bucano lo strato di ozono, favoriscono l'ustione.
non interessa, non intero, non intesse. in televisione, quando veniamo ripresi, siamo solidi e in salute ma stanchi e silenti, se possibile sportivi, sportivissimi, quantomeno un po' stupidi, un po' più aderenti allo standard rispetto a quando ci vediamo nello specchio.
non interessa a nessuno se contiamo le rughe di espressione accumulate, pensando che magari, prima o poi, formeranno un pentagramma, e quindi uno alla fine incorra nel piacere, possa immaginare una musica suonata su di lui, da altri che, addosso, che non si debba preoccupare del vecchio e non ricorra ad acidi e tumefazioni, gli airbag che fanno saltare le protesi al silicone.
non interessare, non interessare mai, e questa è una bella serata, questa è esattamente una bella serata, più bella perché il tempo ha cancellato tutto, in particolare il colore delle ringhiere, che però è più bello se così grigio, un po' catrame, e si scrosta e cancella pure il tempo, la luce che è poca, è sempre stata così, ma ora meno, da non dare spiragli, da non darsi. non darsi. non essere interessati a nessuno barra non interessare. non interessare a nessuno. vacanze. non interessa.

Sapere, vol. 1

Marco Giovenale_ Sapere_ vol.1

sabato 13 agosto 2011

venerdì 12 agosto 2011

sunny

luigi non conosceva l’anacoluto, la grande città delle teste, i ritardi, il non essere. ma poteva legare ugualmente lo scritto: una parete della barriera, un rumore, sapere il meno che. nessun amico può vagare intorno, è la teoria: sopra, nei sogni, una posizione di segnale, un minimo di lusso. dei teenager ora come ora commuove il disappunto, semmai il progetto. comunque, la macchina è la terza dell’uomo.


Rosaire Appel_ The metabolism of rugs_ 2009 [best view: @ issuu]



Bartomeu Marí on Gil J Wolman

lunedì 8 agosto 2011

k.s.mohammad @ pbs video

Watch the full episode. See more PBS NewsHour.

domenica 7 agosto 2011

mothlight / stan brakhage. 1963

sabato 6 agosto 2011

lunedì 1 agosto 2011

Gruppo 63 / l'introduzione di Balestrini e Giuliani [ed. Testo&Immagine, 2002]

Introduzione

       Che cosa ci si aspetta dagli scrittori? Che nelle loro finzioni introducano dosi più o meno cospicue di verità, lampi di conoscenza sui mondi reali o immaginabili. La lingua della scrittura letteraria non è mai innocente e “naturale”. E’ invece storicamente determinata e sempre in lotta con se stessa per non ripetere il già fatto. In una certa epoca si può, con qualche profitto, variare e arricchire; in altre epoche, quando si avverte l’esaurimento irrimediabile dei correnti modelli linguistici e formali, si è spinti, se vogliamo dallo spirito dei tempi, a ricercare il nuovo, a escogitare inediti modi di raccontare, di fare poesia o teatro.  Ciò che chiamiamo la Tradizione è la conservazione delle novità che si sono succedute nel corso dei tempi: “Literature is news that STAYS news” (Ezra Pound in ABC of Reading).
       Gli scrittori italiani che quasi loro malgrado hanno dovuto inventare il Gruppo 63 appartengono appunto a uno di tali periodi. La passione critica del nuovo agitava il karma occidentale di letterati, artisti e musicisti, dall’Austria al Brasile. Nei primi anni Cinquanta l’avanguardia era generalmente ritenuta una faccenda remota, ormai superata. Nella nostra temperie beatamente provinciale, qualcuno si accorse che la Tradizione moderna era segnata dalle avanguardie, e come tutte le tradizioni anche questa andava rivisitata. Le cose che passano, anche restano. Fenomeno dalle molte facce, la neoavanguardia fu anzitutto una rivisitazione critica della modernità, un ripercorrerla senza pregiudizio e con molta passione di capire. Capire, poniamo, perché si provassero emozioni sottilmente o violentemente diverse nell’ascoltare i concerti per violino e orchestra di Mendelsohn e di Bartòk, nel guardare un Caravaggio e un collage di Kurt Schwitters, nel leggere Leopardi e Samuel Beckett. Tutto ciò accadeva, guarda caso, alle soglie della postmodernità. In qualche modo, alla luce critica di quella rivisitazione, la modernità si mostrava già declinante, e le esperienze dell’arte e della letteratura d’avanguardia, anziché superate, sembravano le più vitali e promettenti. Non consentivano nostalgie o facili epigonismi, incitavano i poeti, gli “espressori” li aveva chiamati Carlo Emilio Gadda in Viaggi la morte, a non arrendersi all’evidenza del declino.

       Bisogna intendersi su questo punto.