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lunedì 21 dicembre 2015

Farset


Tentando di tornare a quel fiume, questo fiume che sto per esplorare, immagino o ricordo scrutando tra le sbarre di ferro arrugginito che coprivano un lato del vicolo dietro la scuola di St Gall in fondo a Waterville Street, con lo sguardo fisso in basso verso l’acqua scura ed esausta, le mie guance premute contro il ferro freddo. Sarà solo anni dopo che scoprirò il suo nome. Per ora lo comprendo con la noia assorta di un bambino. Fango. Acqua. Un pozzo senza fondo. Il telaio di un passeggino. Un materasso a molle arrugginito. Il fiume, il ruscello, la fognatura sgocciola da un’apertura scura e scompare dentro un buco nero. E’ questo che dà a Belfast il suo nome.

L’estrema oscurità e perplessità, tuttavia, partecipa alla derivazione del nome… il nome di Bealafarsad, che significa, secondo alcuni, città del guado della staccionata, mentre altri lo hanno tradotto, l’entrata dello stagno. Ciascuna di queste spiegazioni dovrebbe ottenere qualche conferma dai fatti locali, ma poiché è una questione di sole ipotesi, sembra esserci altro spazio per ulteriori speculazioni.

Così dice George Benn, scrivendo negli anni '20 dell’Ottocento. Dubourdieu, che scriveva qualche anno prima, afferma che probabilmente Belfast ha derivato il suo nome attuale da Bela Fearsad, che significa una città alla foce di un fiume, espressione delle circostanze, in cui si trova. La guida all’Irlanda del nord di Ward, Lock & Co., poco più di un secolo dopo, ha fornito un’altra versione: Mentre la campana nello stemma di Belfast è un flebile gioco di parole, la parola ‘fast’ si riferisce al ‘ fiume Farset’, o al banco di sabbia (o anche il fiume ora interrato in High Street). ‘Bel’ in Celtico significa ‘guado’, ovvero Bel- feirste, il ‘bel’ o ‘guado’ del ’farset’.


In tutta questa acquosa confusione una cosa sembra certa: che Belfast è una storpiatura dell’irlandese Béal Feirste. Béal è semplice. Significa un’imboccatura o la foce di un fiume; un’apertura; un accesso. L’informatore di Benn sembra averlo scambiato per baile, una città, giungendo così all’equivalente inglese del nome irlandese moderno di Dublino, Baile Átha Cliath, che significa precisamente città del guado della staccionata. Ma è nel significato di questo feirste che trova fondamento, questo genitivo di fearsad, la parola irlandese per…            

Il Rev. Dineen lo definisce come un’asta; un fuso; l’ulna del braccio; un bastone; il perno di un asse; un banco di sabbia nell’acqua bassa; un profondo e stretto canale su una spiaggia con la bassa marea; una fossa o una pozza d’acqua; una strofa, una poesia. Il dizionario di Edward O’Reilly e Thomas de Vere Conys è sostanzialmente concorde, sebbene O’Reilly contenga lo strano wallet, che compare anche nel dizionario gaelico scozzese di Duelly; e contiene il raffinato aggettivo fearsach, pieno di piccole creste sulla sabbia, una di quelle rivelazioni che si hanno nella bassa marea dell’alba, dove la terraferma sembra mimare le creste del mare: Ricordo di averlo visto proprio nella remota Gaeltacht di Rann na Feirste o Ranafast nella contea di Donegal. Per non parlare di Béal Feirste, o Belfarset in County Mayo, dove non sono mai stato. Ma prendiamo la via più semplice, e immaginiamo che fearsad sia un banco di sabbia, formato dalla confluenza tra il fiume da cui deriva quel nome – il Farset – e il fiume Lagan. Così Belfast è l’accesso al banco di sabbia, o la foce del Farset; o l’accesso al guado, poiché storicamente c’era un guado in quel punto, e la chiesa di St George in High Street, al di sotto della quale scorre il Farset, sorge ipoteticamente nell’area della Cappella vicino al guado. O supponiamo, con il dizionario gesuita inglese-irlandese di McCionnaith, che fearsad rappresenti l’asse, come nell’espressione, Bíonn an domhan ag casadh ar a fhearsaid féin, il mondo ruota intorno al proprio asse: questo viene immaginato, non come un’osservazione scientifica, ma come una reazione a qualche altro elaborato e banale aneddoto. E mio padre mi disse che le forze dell’Asse durante la Seconda Guerra Mondiale erano in verità conosciute come Lucht na Feirste, o il popolo dell’Asse (da non confondere con il popolo X dell’eponimo romanzo di fantascienza, inventato dall’ex corrispondente politico della BBC, W. D. Flackes). O in modo più fantasioso, potremmo prendere la poesia di Dineen e lasciare che Belfast sia la bocca della poesia – Farset è naturalmente connesso al latino volto nel solco, conosciuto come versus? E stranamente, per una cospirazione di storia, incidenti e geografia, il fiume Farset, questo ruscello nascosto, è tutte queste cose: è l’asse tra le opposte Catholic Falls Road e Protestant Shankill, lo seguiamo attraverso la vecchia Shankill Graveyard – ora un parco pubblico – finché non scompare sotto Shankill Road e riemerge in Bombay Street (bruciata durante i conflitti del ’68), scorre lungo il retro di Cupar Street, seguendo quasi esattamente il confine della Peace-Line, questo muro alto trenta piedi di ferro ondulato e graffitato, l’interfaccia, il termine, perso in quello che sopravvive della Venezia industriale di Belfast – poiché l’acqua, dopotutto, era energia – un labirinto di dighe, bacini, canali, sprofondamenti, ponti pedonali che ricordo nei miei sogni, costruito vicino agli stabilimenti Titanic, gocce di vapore penetrano a intermittenza attraverso la sabbia e lo smog, così sprofonda e riaffiora a Millfield e poi si perde nel suo canale definitivo sotto High Street. Ricorda un fuso, braccia, le canzoni delle ragazze lavoratrici. Non ricorda niente: nessuno entra nello stesso fiume due volte. O, come affermano alcuni spiritosi, nessuno entra nello stesso fiume una volta.


di Ciaran Carson, da Belfast Confetti (Wake Forest University Press - 1989)
trad. g.r.
                        

martedì 10 novembre 2015

ultra-abstraction in painting and drawing / Peter Ganick. 2015

UA is the taking-to-the-extreme of any of conventional abstraction’s principles.
the first aspect is that an UA picture will have no reference to any representational-reality and will, therefore, be totally non-representational as a totality though representational objects like color, language, form, variation, and all possible combinations of these aspects can be included.
it is not a parlor game, though it can have rules—all meant to be provisional and non-binding.
ultra-abstraction is not conceptual art—the art is in-the-object, not in-the-idea-of-the-object.
like all quality art, it must satisfy a certain visual quality i’ll call temporarily ‘having-character’.
this ‘having-character’ is a quality of the picture or the object primarily—how an artist’s personal development courses through his/her life UA is ‘considered’ and without doubt, has the most carefully planned importance.
this pre-planning is not from the beginning of the exemplar’s existence.
the best way to talk of this pre-planning is: choosing the parameters of the piece, namely the tools to be used—perhaps that would be enough.
if we’re talking of a painting, perhaps a palette to be used, a type of ground, a means to apply color, and any other means the artist deems important, for instance, some music to enhance creativity—anything to make the artist feel painterly.
compositional aspects are in ‘free-flow’—there is no ‘one [or many] true’ compositional form[s] that will be guaranteed to work successfully in the making of this art-form.
in some manner, UA, like the quality that makes any art-piece ‘of-quality’, cannot be taught.
unlike developing talent by ‘practice’, the sort of experimental aspect that comes into play in UA is more of a poetic, irrational quality.
‘free-flow’ in this case means, considering compositions as structures, any structure can be considered to have this ‘of-character’ quality, but how that is determined is of the utmost importance.
chaos is not UA, which has some intentional-inner-structure that is recognizable.
by ‘taking to the extreme’ and ‘poetic irrationality’ is meant the unplanned, accidental, surprise occurrence that can come up in a painting.]
these, most definitely, as not ‘errors’—rather are opportunities-for-changing-direction-in-the-painting’s-midstream, so to speak.
a simpler way would be to encourage on-the-spot-improvisation.
this is and has been all along the touch-stone of jazz-music.
one must be open to ’the moment’— in this case the pictorial/compositional moment.
so, throw away ideas of ‘balance’ as a sure-fire way to enhance a picture; but keep aware of color-values, so dark-medium and light work together in a new way.
what i mean when i wrote earlier of ‘poetic irrationality’ as a thought to have in-the-back-of-the-artist’s-mind when creating is probably the best way describe UA is free-flow composition with the spontaneous improvisational aspect of utmost importance—or—if it’s different that what’s been seen before, it is worth considering—not necessarily ‘of-character’ but worth considering.
the poet, ezra pound, told poets to ‘make it new’ while some wise people would say, ‘there’s nothing new under the sun’—  i do not claim to have an answer to the discussion but think it’s valuable to consider it.

venerdì 6 novembre 2015

chapter one of a repeating text / Peter Ganick. 2015

      
after a while. after a while. for what. for what. for what. for what. for what. for what. for what. and why. after a while. after a while. for what. for what. and why. after a while. after a while. for what. for what. and why. after a while. after a while. for what. for what. and why. after a while. after a while. for what. for what. and why. after a while. after a while. for what. for what. and why. after a while. after a while. for what. for what. and why. after a while. after a while. for what. for what. and why. after a while. after a while. for what. for what. and why. after a while. after a while. for what. for what. and why. after a while. after a while. for what. for what. and why. after a while. after a while. for what. for what. and why. after a while. after a while. for what. for what. and why. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a while. a 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martedì 2 giugno 2015

Roma, 5 giugno: "Osservazioni", di Nathalie Quintane


A Roma, venerdì 5 giugno 2015, alle ore 21:00
presso il TEATROINSCATOLA
(Lungotevere degli Artigiani 12)

nell'ambito della rassegna *I teatri del profano*
[ "profano": ciò che è al di fuori, resta al di fuori del tempio ]

presentazione del nuovo volume Benway Series:

OSSERVAZIONI = REMARQUES
di NATHALIE QUINTANE


Interventi critici di 
LUIGI MAGNO

Sarà presente il traduttore,
MICHELE ZAFFARANO

Improvvisazioni sonore di
LUCA VENITUCCI

Coordina l'incontro
GIULIO MARZAIOLI

§

Il programma completo della rassegna:

Info & mappa: 

§

Sul sito Benway è disponibile la scheda del libro e un'anteprima, sia in versione originale francese che in italiano: https://benwayseries.wordpress.com/2015/04/27/nathalie-quintane-osservazioni-remarques-benway-series-8/

mercoledì 13 maggio 2015

4 questions about asemic writing

   
A series of interviews about asemic writing.
At SCRIPTjr:
 [First post: ROSAIRE APPEL's answers ]

domenica 10 maggio 2015

cosa e come annerire / andrea raos. 2015


Quando vivevo e camminavo a Roma, quasi ogni giorno costeggiavo per qualche decina di metri un campo sportivo costruito in epoca fascista e circondato da statue di atleti in stile finto romano, ognuno assiderato per l'eternità in una certa posa.
Ero tornato a vivere in Italia dopo molti anni passati altrove, da poche settimane era morta mia madre e c'era stato per me e un'altra persona un crollo acuminato di dolore nero, per cui giorno dopo giorno avanzavo a testa bassa per tagliare un'aria che sentivo richiudersi compatta intorno a me, senza prestare attenzione a ciò che mi circondava.
Però quelle statue le guardavo. Mentre ogni giorno diversi pensieri mi attraversavano loro erano lì, sempre uguali.
Poi ho letto che a ciascuna corrispondeva una disciplina sportiva e che quasi ognuna era stata donata da una diversa provincia italiana. Quindi a ogni statua corrispondeva una identità: Azione (lo sport) e Nazione (l'origine).
Passando ogni giorno e osservandole immutate in sempre diverse condizioni d'atmosfera o di luce, cominciai a trovarle belle: dialogavano serene con lo spazio circostante e la storia di cui erano eredi; a ogni istante affermavano sé stesse; così compresi quel bisogno di identificarsi di cui il fascismo che le aveva prodotte era solo un aspetto marginale rispetto a una pulsione molto più profonda e difficile da sradicare.
In quei giorni, nelle mie allucinazioni vedevo la letteratura italiana di oggi come la versione animata di quelle statue: i gruppi, le fazioni, le scuole, le tendenze... Grappoli di stalattiti in una grotta vuota e densa di urla mute, ossessive, inesistenti, incessanti. Nugoli di insetti terrorizzati. Cosa e come annerire.
Invece oggi penso che devo a un tempo allargare il discorso all'intero universo e restringerne il fuoco su me stesso: nessun artista - non è giusto! - dovrebbe diventare statua. Non essere postura, non identità, non restare immobile a volere dimostrare chissà che cosa a non si sa chi, quando un disperato ti cammina ogni giorno così poco distante.


[cfr. L'Ulisse, n. 18, 2015, p. 103]

lunedì 20 aprile 2015

s.m. - al meno da "Il mare è pieno di pesci"





non avendo potuto
salvare altro d'altro

si può:
fare il conto
alla rovescia anche del rovesciato

salvare il solvibile

al meno


nel 2015
era il 17 Aprile (settecento - con precedenti)
era l'11 Febbraio (ventinove)
nel 2014
era il 5 dicembre (diciotto)
nel 2013
era il 3 Ottobre (trecentosessantasei e venti presunti - senza precedenti)
era il 30 Settembre (tredici)
era il 10 Agosto (sei)
nel 2012
era l'11 Ottobre (trentaquattro tra cui sette e undici)
nel 2011
era l'1 Agosto (venticinque e non ancora)
era l'8 Maggio (due e uno per schiacciamento)
era il 6 Aprile (oltre duecento)
era il 3 Aprile (settanta - durante)
era la notte tra il 29 e il 30 Marzo (undici - durante)
era il 14 Marzo (una quarantina meno quindici)
era il 4 Marzo (due e due – a causa)
era il 16 febbraio (forse oltre duecento)
nel 2008
era il 16 Giugno (centocinquanta tranne uno)
era il 12 Maggio (quarantasette)
nel 2006
era il 19 Agosto (dieci e quaranta)
nel 2004
era il 4 Ottobre (diciassette e quarantasette)
nel 2003
era il 20 Ottobre (almeno settanta - durante)
era il 20 Giugno (centosessanta)
nel 1996
era la notte di natale (quasi trecento)



alla rovescia vuol dire al contrario
di come dovrebbe
essere / a ritroso vuol dire contrario
di diritto cioè senza



anche i pesci piangono / infatti fanno
un suono non regolare o rumore bifonico
che produce due diverse onde simultanee

il suono bifonico è una tecnica diffusa
anche fuori dal mare ad esempio
fra i volatili e viene spesso utilizzata nel cinema
per provocare forti emozioni o paura o reazioni
significative nello spettatore come il pianto

ma nel mare è inutile
piangere nel mare / è inutile
piangere anche
fuori dal mare bisogna fare
far corrispondere ad ogni
goccia un suono non regolare


ora sono non sono / vengono
chiamati non chiamati
irregolari

anche i suoni






l'animale umano e la logica del cambiamento / paolo virno





domenica 19 aprile 2015

un testo da "aria (comunione)" / mario corticelli

  

se ne preoccupa, poi (…) se ne disoccupa.
non c’è nulla. c’è una grande pancia. ci sono.
aironi molti molti volano fuori e sopra.
la gravità che tutto chiama giù.
l’aria che sostiene tutto.


tiene in mano una zampa di gallina, ma pensa a una zampa d’aquila, che tiene una zampa d’agnello, che si appoggia a un prato, che tiene molti morti.
inizia a smontare tutto.
trovandosi a smontare cose che non sono, smonta tutto.


se li sposti dal loro angolino gli oggetti cadono, i giardinetti cadono, i piedini cadono, se li sposti dai loro piedini i corpi cadono.
c’è molta aria, gli aironi volano.
ci sono molti aironi, molti volano parassiti degli aironi anche in pancia (es. tenia).


la pancia è un cane un cane è una pancia.
essi galoppano.
esse fiutano.


non puoi permetterti di camminare scalzo se sotto c’è il vuoto occorrono delle scarpe se sono vuote.
per avere maggiore capienza utilizzano pance esterne.
se incontri una pancia ohibò.


occorre fidarsi dell’aria.
è gratis apparentemente.
occorre fidarsi dell’aria.
   


[ da aria (comunione), di Mario Corticelli, ed. IkonaLíber,

        

venerdì 17 aprile 2015

Gregorio Tenti - cinque testi


da Sirima abitale


comunque non andai alle nozze chimiche
alla fine rimasi sotto i cedri
dai denti di drago nacquero cose nuove
e Oklahoma City

la corsia sottomarina assedia i toraci
fa la parte della sciagura, ho amato
una per una le tue consolazioni gli enormi
batoliti del McDrive, insieme
facevamo impazzire gli holocephali la cui patria
è il cielo ora lo vedo quello che si accosta
nonostante la libertà infinita
sul grande nastro di calore e di vento

***


nelle stragi l’apnea ha un posto
nella cruenza si distingue il rame
quando non scorta le regioni in ottica
tubolare non segue altri mezzi
trasduttivi della specie, muove
nella paresi tramandando
inesistenze stagionali, strane congiunture
sotto la dentatura della lotta

come vedi credo ancora nei tuoi divaricamenti
e nei divaricanti in generale devo credere se anch’io
un giorno vorrò - nelle correnti che dicevo
avere luogo -
quando la conta si abbrevia lo sconosciuto perviene al sole
esattamente come disse la pronuncia
ai celenterati senza nuca, per gemmazione
presenti e poco dissimili - così nella
necessità inassistita / di ritrovare me le mie amorose
terminazioni, sarò felice di ascoltare
i satelliti smarriti e le sacche
ugualmente dotate di rimpianti

nella poiesi delle vocali
arginate e battute, per vibrazione magari
qualcosa tra lama calda e acqua nel suo spazio
cresce per i mesi sulla piana
delle mutazioni piane delle cose,
orizzontale sul perdono

***


Anassagora guarda il mare senza lingua,
il risvolto di un vento che allontana
e disabita l’arte del vasaio
guarda, guarda è tutto qui
gli esplosi capodogli diramano
dorsi di terra e di acqua
gli opossum fingono di morire
e certe volte muoiono fingendo (allora
vedono il globo senza
poterne sbagliare il nome, o così dicono)

durate volgono per le insenature
a stento trattenute dagli omissis
Anassagora saprai adesso educare
alla virtualità vestibolare
a calci sputeranno il plasma dalle grotte
sommerse e dai quasar
dalla falda livida che temi ti dissolva
sulla tua superficie di dolina

***


la matrice nel suo esercizio
la mantica della luce il nudo avverbio
che è detto dal nudo dire

ha potuto conferire con Nureyev
perdente nel suo recercare
un fermaglio qualunque una clausola

ha detto che l’aria odorava del filo
delle striate contee animate
che sentiva il vento liscio negli argini
contrattili disperdere
per le anse scheletriche ma / tu capisci
confesso questa postura
che decanta senza mai / sottrarre, malgrado
le caviglie strette intorno ai polsi

***


nostro caudato compito è vedere in anticipo
la nostra discesa in pietra

il caduco parallelismo in vita
cerca spazi di tranquillità, nel mentre
si sgomitola tra le falangi incalcolabili
il commune

l’emergenza della costa nelle carovane
non è l’ostrakon ma / la pelle
che risponde e non conosce espunzione
il nostro tempo cala nei pori
la nostra amicizia riassume a brani
il vento invisibile, colloca
sotto le pareti / il polmone per la pesatura

quindi nostro larvato compito è con debolezza
cardare i paesaggi entro la dolce cadenza
con raccolta memoria dare asilo
alla rovina nel disegno corrisposto


*
Gregorio Tenti è nato ad Arezzo nel 1993 e studia Filosofia all’Università di Torino. Suoi testi sono apparsi in rete su blanc de ta nuque e Carnaio. Fossa (non) comune. Nel 2015 è finalista del premio “Opera Prima” indetto da Poesia 2.0.

venerdì 3 aprile 2015

sabato 21 marzo 2015

21 marzo / marco giovenale. 2015

 
oggi è la giornata mondiale degli elicotteristi
tutti gli elicotteristi oggi sono buoni e disegnano delle H sui loro quaderni
a significare la pista d'atterraggio

ma è anche la giornata mondiale dei vignaioli
e tutti i vignaioli oggi si vogliono bene e si scambiano delle uve
finte in faccia, a significare uve finte in faccia

ma è anche la giornata mondiale dei quaderni a quadretti
e tutti i quaderni rifiutano la violenza dei voti bassi
a significare che nessuno è bocciato mai più lo sarà

ma è anche la giornata mondiale dei Potrei Continuare
che tra loro non si stanno a sentire e continuano
a significare che continuano in effetti e che non stanno a sentire
  

lunedì 16 marzo 2015

note sul concetto di distanza - #002


"Comunque, non è che si capisce qual è la distanza esatta... se c'è una cosa che non si capisce è la distanza".
               [mg]


*
paragonare la visione (prima/dopo). l'intervallo somma spazio e tempo - segna il percorso (proseguire in linea retta) tra due luoghi/lo spazio compreso - nelle due parole.
esitare-
esistere entro certi limiti.


DEFINIZIONE 1
"Le lenti convesse fanno convergere i raggi di luce producendo immagini ingrandite o rimpicciolite a seconda della distanza dell'oggetto dalla lente."


(spazio)
*
descrivere luoghi/oggetti |è quasi sempre una questione dello spazio. se si considerano gli oggetti come insiemi di punti disposti nello spazio, la descrizione presuppone la distanza.


(tempo)
*
descrivere luoghi/oggetti per | non dimenticarli/ non trovare nella relazione imprecisa l'unica possibilità. nel caso, svolgere diversi esercizi o vedere definizione 1; nel caso in cui tutto funzioni come dovrebbe, non fare nulla.


ESERCIZIO 1
- l'associazione di odori o sapori ad immagini è immediata e inevitabile.


 (...)


ESERCIZIO n
- qualsiasi cosa sia funzionale al raggiungimento dell'obiettivo

sabato 7 marzo 2015

simona menicocci - sottosquadro




a Mariangela Guatteri 



Il primo problema che il poeta deve
risolvere nello studio del ciclo di produzione di un testo
è la scelta del piano di divisione della forma,
affinché il modello possa essere estratto
dalla forma stessa senza danneggiarla.

Le parti del modello che durante l’estrazione rovinerebbero la forma
si dicono in sottosquadro (o controsformo)

Esistono infinite soluzioni al problema del sottosquadro,
quanti sono i possibili piani di divisione di un modello;
quindi, occorre esaminare le possibili soluzioni fino a trovare, se esiste, quella adatta.

Se la soluzione non esiste (e ciò capita spesso per idee molto complesse)
si può ricorrere ad uno dei seguenti metodi:

  1. Variazione del progetto
  2. Tasselli: Tale metodo consiste nell'utilizzare frasi preparate separatamente, in pratica delle normali parole montate a sbalzo nella forma, inserite nelle cavità ottenute.
  3. Modello scomponibile: Tale metodo consiste nel realizzare il testo direttamente in sottosquadro: in questo modo, durante la sformatura, la seconda parte viene estratta normalmente, mentre la prima, rimasta nella forma, può essere estratta dal poeta con un’operazione manuale.

La maggior parte dei procedimenti di produzione poetica non permette di ottenere testi
con una qualità geometrico-letteraria tale da soddisfare in pieno le esigenze funzionali del progetto, per cui tale qualità deve essere ottenuta mediante asportazione di truciolo e figure retoriche.
Ne risulta quindi che, nei testi che dovranno subire tali lavorazioni, è necessario prevedere
uno spessore di materiale retorico da asportare, detto sovrametallo.

L’entità del sovrametallo da prevedere su un testo è un compromesso tra due esigenze:

  1. Una di carattere economico, che tende a ridurre al minimo il materiale da asportare e quindi i tempi di lavorazione e gli sprechi di energia.
  2. Una di carattere poetico, che tende a garantire un margine di sicurezza nei confronti di errori di forma, difetti superficiali, ritiri del senso difficilmente prevedibili.

I fattori che influenzano lo spessore di sovrametallo sono i seguenti:

  1. Le dimensioni del testo preso in esame
  2. Il tipo di codice con cui il testo deve essere realizzato
  3. La qualità del linguaggio lavorato richiesta nel progetto
  4. Il tipo di forma utilizzata

L’operazione di estrazione del modello dalla forma appena costruita è detta sformatura;
si tratta di un’operazione delicata in quanto se non eseguita correttamente
può provocare danni alla forma stessa tali da doverla scartare.

Per agevolare questa operazione i modelli di poetica sono costruiti in modo da eliminare
o ridurre al minimo i testi perpendicolari al piano della tradizione;
ciò viene ottenuto inclinando i codici di un piccolo angolo, detto angolo di sformo.

Gli spigoli retorici sono pericolosi per il testo, soprattutto in fase di solidificazione e ritiro dimensionale.

Le parole comunemente impiegate in poesia
subiscono una contrazione volumetrica
nell'intervallo compreso tra il tempo di emissione e il tempo di ricezione;
ne segue che il testo risulta di dimensioni inferiori a quelle della forma,
per cui la forma deve avere dimensioni opportunamente maggiorate

rispetto alle dimensioni finali del testo.