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sabato 30 giugno 2012

FP

   
Si tratta di sapere se vogliamo fare una poesia oppure render conto di una cosa (nella speranza che lo spirito ci guadagni qualcosa, o che faccia, al riguardo, un qualche passo in avanti).

Francis Ponge


tr. M.Zaffarano

domenica 24 giugno 2012

giovedì 21 giugno 2012

Riccardo Cavallo su Marco Giovenale

Sarà stato mg il miglior fabbro della nascente postlirica italiana,ottima domanda per chi volesse avviare note di lettura su in rebus,questo il titolo esposto in copertina,non un libro che parla di chambres des merveilles o le rappresenta,vuoi per descrizione o mimesi,ma le produce,e parla da queste rimarcando la domanda lacaniana fuorimoda che recita:da dove parli?-la schematica nota di Balestrini potrebbe indurre a credere,in chi non leggesse l’opus, che si tratti dell’ennesima folie Baudelaire,e ovviamente Benjamin e Debord impostata sull’immane raccolta di merci
e sulla spettralità di queste,ma c’è dell’altro,ed è l’inaudita possibilità che tutto ciò,l’infinita e travolgente fantasmagoria dell’esserci delle cose e dell’esser noi cose nelle cose,si ponga come materiale poetico,capace di inventare quindi il lettore,come pare accada in certi progetti concettuali,procedurali,e nella prosa in prosa;qui però la presenza di strategie metrico-sintattiche assai avvertite fa in modo che il punto di incontro si collochi dentro la poesia.Sconsigliabile dimenticarsi che mg abbia tradotto John Ashbery e Emily Dickinson insieme ponendosi fra i maggiori cultori della sperimentazione asemantica,dell’action e della loose writing:Sono remoti(rimossi) i marcatori del poetico quali si è abituati a trovarne nei cascami del mito modernismo e nelle lallazioni del neolirichese,ma non se ne sente la mancanza.Per me arduo,non so quanto pertinente non richiamarmi a certa de narrazione alla Mark Strand o,su altri versanti,alla Francis Ponge.Leggo nella poesia e tento di decifrare(come diceva Lezama).(Ogni bellezza è una festa e la sua intenzione è la generosità,aggiunge Borges).E serva a rammentare che qui,non solo sul piano (uno strato o livello irrinunciabile,comunque) dell’estetica letteraria è di bellezza che si espone la natura prima ed ultima della cosa.Una lettura della ininterrotta esegesi che fece Garroni della terza critica aiuterebbe moltissimo,nell’attuale temperìe di ontologie spicciole e grossolane e di richiami e ritorni ad un’ordine definitivamente tramontato:

lunedì 11 giugno 2012

morning / differx. 2012



sabato 9 giugno 2012

Le mappe di Franco Farinelli / Fahrenheit - Rai Radio 3

06/06/2012 - Le mappe di Franco Farinelli: GLOBO


podcast Rai Radio 3  ))))

giovedì 7 giugno 2012

8 lavori della serie asemic-erdkunden / Apocrifa #16


[Mariangela Guatteri, 2011 - 2012]

su Apócrifa 16 



Billy Mavreas, Pat Perry, José Aguilera, Hengki Koentjoro, Patrick Seymour, Estudio Zoveck, Alexiara Cué, Mustafa Sabbagh, John Moore Williams, Herbert Baglione, Mariangela Guatteri, Sara G. Umemoto, Massimo Sannelli, Michael Rothenberg, Santiago Fregoso, Eleanor Bennet, Kahori Maki, Miguel (así, sinapellido), Yury Ustsinau, Sigga Bjorg, Keith Higginbotham, Colleen Rochette, Laura Macías, Ricardo Luévanos, Héctor Guerrero

signor dottore è molto bello da parte vostra / maria adele del vecchio. 2003



2003, panchina di legno cm.120x100, c-print cm 20x25, nastro adesivo 
- installazione alla Fondazione Ratti, Como

[qui una galleria on-line con altri lavori di Del Vecchio]

martedì 5 giugno 2012

roma, 7 giugno. giulio marzaioli, quattro fasi


LA CAMERA VERDE
via Giovanni Miani n. 20
Roma
Giovedì 7 giugno 2012

ore 19.30

presentazione del libro


QUATTRO FASI

di
Giulio Marzaioli
(Collana Calliope)


Centro Culturale
LA CAMERA VERDE
direttore
Giovanni Andrea Semerano
via Giovanni Miani n. 20, 20a, 20b 00154 Roma
3495263877

www.lacameraverde.com

lunedì 4 giugno 2012

sequenze arbitrarie (2012)

v. che non rimanga. v. che non rimanga nessuna. v. che nessuna delle volte mi si dica. v. che non mi si dica di girarmi. v. che nessuna delle voglie. vedo, so guardarmi intorno abbastanza per capire che non è semplice. v. che non ci sia alcuna volta al di fuori di quella in cui dirò basta. v. che si possano manipolare gli oggetti fino a cambiarne la forma. v. usare un pettine, lo spazzolino da denti, un fiammifero, una spilla, muovendoli per scarti bassi, poi in alto, di lato. v. che nulla del mio caso risulti inverificato. v. che il mio caso non sia solo un caso ma si inizi a pensare anche a cose del tipo: come sta? questa mattina ce la fa, ad alzarsi? v. che risulti più semplice accorgersi di tutto, non solo di questo. v. che la parola voglio risulti censurata, appesa a un punto. v. che la parola voglio che è un'erba e che non cresce nel giardino di r, t, m, v, g, g. v. che loro non lo sappiano soltanto guardandomi il volto. v. che sembri facile capire l'espressione. v. che l'espressione non abbia mai più a che fare con la parola scritta, ma soltanto con i volti, le mimiche e le rotazioni degli occhi. v. che il resto prenda un moto percussivo, centrifugo, si allontani infranto da quest'ordine. v. che le abrasioni sui gomiti spariscano. v. che le abrasioni significhino altro, si allontanino dalle sequenze di azioni e di cose imposte da un'allergia o una sindrome nervosa. v. che le accelerazioni delle macchine si sviluppino tutte nei primi venti centimetri di corsa, per poi svanire e lasciare il guidatore, gli occupanti sconvolti, finalmente resi ridicoli, ma scagionati. v. che si verifichino l'inserimento e la rimozione del pensiero nello spazio di una decina di secondi, nel tempo di uscita da un abitacolo in fiamme. v. accendere una candela, confezionare un pacco. v. manifestarti il mio disappunto con un gesto intransitivo, senza l'uso di oggetti, ordini o imitazioni. v. fare un segno che assomigli a quello della croce senza attirarmi il laico che benpensa o il religioso che malpensa o il medio che mediopensa e che ricambia con l'unico dito che riesce a usare. v. che i gesti militari e fascisti siano fuori dal mio campo visivo. v. che i militari e i fascisti stiano per sempre al di fuori del mio campo visivo. v. che v. e non p. v. dire addio, stirare, piantare un chiodo, scavare, incrociare le dita, formare un numero col movimento delle mani. v. eseguire sequenze arbitrarie. v. eseguire gesti di contrasto con il corpo indebolito, gancio e montante. v. che possa essere la scrittura a determinare l'umore. no, non è vero, non lo v. v. che qualcuno prenda, faccia un dettato, disegni qualcosa di spontaneo con una forma triangolare, nella sabbia. v. che si parli di rami per creare ponti, sale d'attesa. v. non risultare troppo ridicolo. v. riprodurre una sequenza che solo così posso tenere a mente: linea, punto, curva, quadrato, spezzata, curva, linea, spezzata, abisso. v. che non esistano mai più foto in cui ci sono. v. che non esistano mai più foto in cui ci sia il mio nome, dietro la foto o apposto fra le linee del volto. v., se questo si può volere, se si può volere che qualcosa non esista.

domenica 3 giugno 2012

b t w b h (ἐκϕέρω, cul-de-sac, angolo d'incidenza) / f.t. 2009-2011


immagini anche quelle come con le
ali i piraña, ridanno ora sfondati, dei vetri,
un getto di soldi per questo per molto
nascondere la stanza quella lorda nell'ascolto
dato agli indici o una permuta, invece, dei dati
qui se il dubbio nello spazio è dello spazio, seguìto
è un ragno oltre lo schermo vede i cavi
poi la polvere, l'incàvo
lì sarebbero le lampade
infilate, le chimiche, nell'ano,
le spaccate sulla pelle,
il fosforo che
brucia