Privacy & Cookies: This site uses cookies. By continuing to use this website, you agree to their use.
To find out more, including how to control cookies, see here: Privacy policy

martedì 27 gennaio 2015

s.m. - entelechia



se mi assicurate l'immunità dalla ragione - nella solitudine di quella sente i guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale di fuoriuscire - dice distorsione dell'esperienza - sapendo, avresti saputo che pone, dissolve il senso e l'unità del soggetto, e coincide con tutto - ovviamente deve fare scintille -  

è successo, cos’è successo - la guerra come sinonimo di questa guerra - la permanente, spogliata di durevole, passività arelazionale con l’Altro e col mondo - infatti ogni vivente isolato rimane nella contraddizione in cui soccombe - il processo storico in perdita che non crolla mai -

un grandangolo per iniziare a pensare la propria resistenza la propria persona il proprio 'nonostante che' - io sono solo quello che crediamo sia vero - invece è una tossina vagante - scrive che organizza la genesi delle soluzioni stesse, senza contare gli stilemi esistenziali, le interrelazioni semantiche, i contrappunti psicologici - come dialogo tra briciole di varia natura, sapendo solo ciò che quei trascorsi salveranno: -

sparsa a guardare - si ferma, non scava una mancanza, non prescrive una lacuna da colmare - esso è anche il ritorno, poi colleziona innesti, assidui, dei momenti in cui ci troviamo, nei momenti in cui non ci troviamo -  la verità ecco, proprio per questo la scrive, ma non per acquietarsi al processo del soggetto al suo discorso, alla sua sessualità e intorno al procreare del delirio -  

il suo speculare, il primo a fare testo del testo, risiede nei termini del linguaggio, può essere svegliato da un tentativo ripetuto e traumatico - mi lascia cadere, a me - non nasconde, parla un sadismo martirizzante attivissimo - l’imperfetta mentalizzazione degli stati di eccitamento maniacali la sottende, è contaminata dal sussistente -

il criterio del vero è il precluso, il consistere statico -

essere giovane, se l'età mentale, risulta essere catastrofico, è, sebbene possa propriamente essere inversamente proporzionale all'età biologica, senza rimedi - il corpo - non solo dalle persone, non è in grado di sottrarsi -  a ogni concezione del negativo, è l'essere del mondo nel modo di essere - è perduto, ma proprio per questo vede niente e cede, a tanto più arrendersi al possibile - è vuoto, scrive, che lo leggono -  si alzano presto al mattino a determinare il male -   

je suis là pour vous dire non -

può essere, con il mondo da descrivere, un'esistenza da criticare, mentre la lotta, vittima di un dubbio generalizzato e proteso a cancrena, è non avere pretese - di sconfiggere il carattere incongruo - infuturibile, vasto ed epidemico

è vero quanto l'addio - cerca la centesima volta, non sopporta più - il cadavere della fine, come un prisma, filtra l'esperienza depressiva distorcendola mentre un altro, che si sparga la voce, oblitera un’impaziente voglia, può aspettare secoli per risvegliare un'eco vitale -
interrogare le immagini - bisogna avere nessuna voglia di toglierle perché consideriamo arte come si vede, niente di più, niente di più, della personalità che, in una misura, è la nostra compassione -    
ognuno è puramente casuale, ma essere 'degli altri', testimoni inoculati della sincope che avviene nel mezzo di una coscienza, come ogni mezzo tra vertice e abisso, è un processo di assestamento spesso indulgente, cioè di sopravvivenza - in generale, molto meglio il crollo e la contiguità orizzontale delle cose -

è proprio per tutti i crimini commessi che tiene conto dei giorni di attesa, sicché gli occhi stanchi - sono ufficialmente da dire -

l'idea matta, durata più di un'ora, di andare innanzi col mondo - smantellarne uno -   

scrive su un esserci determinato, sebbene essa non sia pigrizia, ma spirito di discorso ipotetico - verrà il suo tempo, un qualsiasi pronto soccorso -  qui, se è reciproco, non è la sua comunicabilità immediata a chiunque -  bisogna starci e le carte in cicatrici, impulso morboso a rompere - il linguaggio e la sua tipica dittatura -  

inviluppato nel torturare un sogno disperato, inimmaginabile, e nell'avere nuovi occhi - ammette le oggettività ideali -  fa bene ad astrarsi dalla 'gran massa' come l'uomo dalla personalità multipla -  è il male possibile di aver dimenticato ________________________ riempire lo è - se si esclude aprioristicamente la realtà -  spiegare l'accezione che è contaminata dal linguaggio -

con l’Altro e la propria resistenza della parola, ma piuttosto come un deraciné che non si fa meno vuoto, nel senso delle persone -  quelle che i miei simboli, le mie relazioni interpersonali -  speciale di te l'ho detto che stanno morendo tutti -  

l'implosione è un attonito, tranquillizzato, tipo funzionale di comportamento -  il tetro puro dei dati non - i miei segni, i miei sintomi - soglie e quindi finite, prive di spazio -  in un qualsiasi oggetto si vede niente di durevole -

che cosa intende, quando qualcosa ritorna, ti rendi conto dell’abisso che lo determina - un altro - un altro che è un palindromo in quanto problema -  in questo vuoto scava una specie di riflessione e ragionamento, ma poiché vede dappertutto una lacuna da imparare, qualcuno che discorre del sottrarsi -

quando il dolore non cessa - di essere qualcosa, bensì qualcuno che dura in uno stato ripetuto e qualcosa di traumatico segue qualcuno - ovunque - audelà du nom propre - nel nostro grido qualcosa spazia -

nostro compito è come dovrebbe - vedere il crollo e ciò, precisamente - sa dove abito -

memory is a blind spot da radere, defigere, revellere - affinché il morbo non continui - a coloro per coloro che temono _______________________ riempire lo smacco freudiano, è reciproco - nei soggetti, la loro possibilità di ciò che è altro, mentre la lotta per la verità - siamo complici di ciò che è morto -

resta la problematica scommessa del nudo, il caustico bionegativismo - l'iter suddetto ricalca pienamente quello delle cose intime: il primo a conferire valore al vuoto fertile è l’ultimo che se ne va - je ne veux pas obstinément - l'effetto disforico segnalerebbe una malattia della scrittura - la parola stessa è contrassegnata dalla salute della mente che la invalida -

ti chiamo sindrome da avere, da leggere -  

se si fosse eterni e possiamo farlo soltanto se possiamo farlo soltanto se si traduce comunque in atteggiamento emozionale che pervade ogni discorso e la pratica in perdita - pluralizzare, polverizzare - che è imparare ad imparare: se è falso, combatti -

in the beginning was the pun -  perché sei, è, una citazione -  come quelli che cercano un modo radicalmente cattivo come sinonimo di “essere tristi” -  il dovere e i suoi giochi gravi - con tutte le fissazioni narcisistiche strettamente soggettuali - resta il crollo e in dialettica col mondo, contro qualcosa che non ha mai importanza - per qualcosa di nuovo -  

con etica intendiamo la natura faustiana di ognuno di noi - questo essereassieme dissolve completamente il singolo, doppio taglio - nella scrittura, della scrittura - disloca il suo intreccio - per quanto riguarda la funzione salvifica della conoscenza: una nicchia speciale di sussistere sia ancora di riserva -    

nessun attimo può sapere ciò che possa essere, sempre, essere svegliato da una concezione del mondo non plausibile -  sebbene essa sia -  continuare eternamente contrari, non eterni, a non acquietarsi -  imponendo un tentativo di vista della necessità -  

après tout, je ne sait comment petits pas nulle part nul seul - je ne sait comment petits pas nulle part pas à fonctionner bruyamment dans leur matérialité première, qui tourne dans les mains, rien dans les mains, rien dans les mains, rien dans les lieux du langage correspond -

tout est dit, on vient trop tard e proprio per zero fa zero -  come oggetto si enuncia - e adesso è adesso -

non spetta immediatamente al mio alter ego, dopo - esperire il nome di un paese guasto ad un incrocio – è un’area riservata al transito - l'accelerazione con cui un corpo discende, la scomposizione della forza nel marciapiede inclinato come - quando il nome di un pensiero, il vero, non è questo innominabile - con l’Altro, io, domani sarà insopportabile - language may well be a distorting mirror, but it is still fucking coming -