Poi infine si vede che erano vampiri e lo volevano mangiare. Forse no. Avevano una dieta
rigida. Avevano perso il treno. Avevano perso tempo e non trovavano le loro vittime. Avevano anche aperto un negozio di
vittime. Percorrevano l'Austria in lungo e in largo, anche fuori dal film,
l'Austria è più larga che lunga, anche fuori dal film, facendo delle tournée di carattere storico, insegnando, spiegando le dinamiche
del nicodemismo a gente sempre più debole.
Alla fine non sapevano spiegarlo a se stessi. Erano dei
vampiri disattenti, falliti nelle grotte, che si rifugiavano nelle grotte per
non essere stanati, individuati e cacciati, impalati, facevano delle pentole,
dei cocci, dei prodotti artigianali, si mantenevano girando i mercatini,
tenendo la bocca chiusa, la sera.
Nelle grotte facevano dei graffiti, li vendevano ai paleoantropologi
con le camicie americane a quadretti. È la divisa del paleoantropologo. Non è difficile essere americano, forse è però anche un po' una questione di fortuna, di caso. Vedere il
cartellone della svolta al momento giusto, parecchio dopo Vercelli. Mentre
essere vampiro sì, è difficile, ci sono solo esempi romanzeschi, marchesi o
conti che planano estremamente precisi dai castelli, o si stagliano con un certo piglio tra
statuario e rapace sugli sfondi gotici di cui sono perfino proprietari, belle
fattucchiere zannute che si attaccano ai soffitti. Invece se sei un vampiro
prima di Vercelli, o a Bergamo, a Porretta, a Latina, è molto dura, fai il contabile in una ditta di contenitori
per le urine, fai la pasticcera, la tagliatrice di teste, lo stesso, magari con
un po' di prognatismo, di trippetta. Non è facile. Devi anche pensare alle tasse.